05 gennaio, 2008

OPV-Mozilla... parte seconda

In merito al dibattito su una possibile OPV da parte di Mozilla, John Lilly, direttore generale della Mozilla Foundation, ha risposto prontamente al commento di Henry Blodget affermando che la Mozilla Foundation non ha assolutamente in programma di quotare in borsa la Mozilla Corporation. Sarebbe un'operazione eticamente sbagliata e, inoltre, la vendita di azioni Mozilla renderebbe difficile, se non impossibile, il perseguimento dell'attuale missione e degli attuali obiettivi.

Blodget, dal canto suo, ha preso per buona questa risposta e la rispetta. Ma trova la logica di Lilly (e di Mitchell Baker) abbastanza inconsistente, per alcune ragioni che va ad elencare.

Innanzitutto, viene citata la crescita esponenziale degli introiti ufficiali dichiarati da Mozilla negli ultimi anni. Sei milioni di dollari nel 2004, che diventano 53 milioni nel 2005 e 67 milioni nel 2006. Cifre sorprendenti anche per lo stesso Blodget, che le aveva sottostimate. Sottraendo 20 milioni di spese nel 2006, in quell'anno vi è stato un impressionante utile operativo di 47 milioni di dollari.

Supponendo che gli introiti e l'utile operativo siano cresciuti anche nel 2007 (Blodget non ha motivo di dubitare che non lo siano), nel 2008 ci si attende che l'utile si collochi all'incirca tra i 75 e i 100 milioni di dollari. Ma, comunque, viene mantenuta la stima iniziale di un valore commerciale di almeno 1,5-4 miliardi di dollari per la Mozilla Corporation.

Secondo Blodget, John Lilly e la Baker considerano il problema nella classica forma delle equazioni "senza fini di lucro=buono" e "con fini di lucro=cattivo". Se, in generale, questa linea di ragionamento è accettabile, questa non la è. Innanzitutto, si sta discutendo di browser Internet, non di mense per poveri. In secondo luogo, perché la Mozilla Corporation è già un'azienda con fini di lucro e che, guarda caso, sta avendo utili enormi.

Perché la Mozilla Corporation sta avendo utili enormi? Perché è davvero ben gestita, perché ha attratto migliaia di volontari di talento, dediti alla causa e perché ha compiuto la mossa intelligente di mettere al primo posto gli utenti Firefox e gli sviluppatori. Questa è sicuramente una "buona" politica aziendale per gli utenti e i dipendenti (non pagati), buona politica perché si stanno facendo buoni affari e non perché la Mozilla Foundation è una società senza fini di lucro.

Indipendentemente dalla quotazione in borsa della Mozilla Corporation, la Mozilla Foundation sa che, con la crescita di Firefox, cresceranno anche i propri profitti e dovrà decidere che cosa farsene. Tra le varie ipotesi: reinvestire il denaro in questo ambito, investirlo in altre attività, guadagnare sugli interessi, pagare di più i dipendenti Mozilla, pagare chi ha contribuito al codice, eliminare i progetti inutili voluti dalle community Mozilla, sovvenzionare le associazioni per i senzatetto.

Blodget condivide la risposta di Lilly sul fatto che la quotazione in borsa renderebbe più difficile il perseguimento degli obiettivi della Mozilla Foundation. Anche se non è ben chiaro in cosa si differenzino gli obiettivi della Mozilla Foundation dagli obiettivi di un'azienda gestita in modo eccellente (un'azienda che produce prodotti di alta qualità che gli utenti adorano, che tratta bene i propri dipendenti e che ottiene dei discreti utili) è pur vero che gli azionisti pubblici tendono ad essere impazienti e risoluti.

La domanda però è questa: le migliaia di sviluppatori che hanno creato Firefox hanno gli stessi obiettivi della Mozilla Foundation? Oppure alcuni di loro preferirebbero alla fine avere delle soddisfazioni economiche? Uno stipendio, magari? Lo stesso stipendio che hanno i dipendenti della Mozilla Corporation? I volontari si sentiranno così anche tra qualche anno, quando le casse della Mozilla Corporation saranno stracolme?

E Blodget termina con l'ultimo interrogativo: anche se non verrà fatta una OPV, la Mozilla Foundation potrebbe almeno tenere in considerazione l'idea di pagare un dividendo ai dipendenti e a chi contribuisce?

John Lilly prende la palla al balzo e, il giorno dopo, risponde affermando che si stanno già facendo molte delle cose che Blodget ha suggerito, in termini di maggiori investimenti in questo ambito e in altre attività (come il mobile e i web services) e supportando altri dipendenti e altri volontari.

Ma, secondo Lilly, il nodo cruciale è che gli obiettivi di Mozilla, per quanto scritto nel Manifesto, sono meglio raggiungibili come azienda indipendente e senza azionisti, che convoglierebbero l'attenzione verso utili di breve termine (ma anche di lungo termine) invece che sui benefici pubblici della missione.

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